Come
cittadino di questa regione e come madre mi preme far capire la
gravità della legge numero 19 promulgata, e poi pubblicata il giorno
25 novembre con efficacia a partire da oggi, 26 novembre 2016.
Tale
legge intende riformulare il sistema educativo della fascia 0 – 3
anni della regione Emilia Romagna e con questo articolo ho intenzione
di andare ad esporre i punti critici e discriminatori di tale legge.
Nell'articolo
1, comma 1 si parla del rispetto della normativa nazionale e
internazionale, punto ribadito anche all'interno del comma 3 dello
stesso articolo. Si vuole far credere quindi che tale legge sia in
linea con quella che è la normativa e le raccomandazioni europee e
internazionali.
Sarebbe
opportuno però ricordare alla regione che in ambito europeo non
esistono raccomandazioni in merito ad una normativa su un obbligo
vaccinale o discriminazioni che potrebbero essere messe in atto per
indurre ala vaccinazione.
In
questa pubblicazione
http://www.eurosurveillance.org/images/dynamic/EE/V17N22/art20183.pdf,
ritroviamo infatti una raccomandazione generica improntata sul
rispetto delle individualità di ciascun paese, poiché la questione
“obbligo si, obbligo no”
coinvolge allo stesso tempo diverse questioni etiche, storiche,
culturali e di usi e costumi, quindi non si può fare un auspicio
unidirezionale a livello europeo.
Rendere
i vaccini obbligatori potrebbe essere un metodo per conformare
l'adesione ai programmi vaccinali, tuttavia molti programmi europei
sono efficaci anche se con adesione su base volontaria, quindi
raccomandati. Tra i paesi con vaccinazioni obbligatorie e quelli
senza obbligo, non vi sono sostanziali differenze, poiché come si
evince dallo studio, non è certo la parola “obbligatorio” a fare
la differenza, bensì un'insieme di fattori, tra i quali troviamo: i
vaccini combinati, l'incidenza del costo sul destinatario d'uso, il
tipo di offerta, le campagne informative e promozionali, strategie
comunicative, la presa di coscienza della cittadinanza sui problemi
di salute pubblica e le sue soluzioni.
Come
cittadina di questo paese, vorrei fare un cartellone pubblicitario
con questa parte della discussione: “Un
sistema sanitario nazionale dovrebbe promuovere e offrire attivamente
quei vaccini di cui ne è stata provata la sicurezza, l'efficacia e
con un impatto positivo sulla salute pubblica. In
un mondo dove la cittadinanza crede nelle autorità sanitarie,
maggiore uniformità può essere stabilita insieme alle
raccomandazioni.”
Nell'articolo 2 si parla della crescita
e della formazione, della garanzia al diritto all'educazione e al
rispetto dell'identità individuale, culturale e religiosa. Articolo
nettamente in contrasto con ciò che ritroviamo poi in altri punti
seguenti a questo.
Secondo
tale legge un nido ha finalità di formazione e socializzazione, di
sviluppo di un benessere psicofisico, relazionale, affettivo e
sociale.
L'articolo
2 dovrebbe rendere chiaro ai nostri rappresentanti che un asilo nido
non è un “parcheggio”, termine che personalmente ritengo
denigratorio, ma anche un'occasione di sviluppo del bambino. Lo
stesso principio di sviluppo dell'individuo vale anche per i servizi
educativi integrativi descritti all'interno dell'articolo 3. Si
auspica persino integrazione e collaborazione fra i diversi servizi
educativi della prima infanzia per garantire qualità e coerenza dei
servizi.
Si
ritiene quindi che questi spazi siano fondamentali, viene perciò da
chiedersi per quale motivo nell'articolo 6 comma 2 ritroviamo quanto
segue:
Quindi
per accedere ai servizi educativi e ricreativi nella fascia 0 – 3
anni risulta come requisito imprescindibile l'aver effettuato le
quattro vaccinazioni obbligatorie:
anti difterica (ex lege 891/1939), anti tetanica (ex lege 292/1963),
anti poliomielitica (lex 581/1966) e anti epatite b (lex 165/1991).
Il motivo addotto sarebbe il rischio di un ritorno di tali malattie
che si riteneva fossero state debellate, peccato che in altri paesi
dell'Unione Europea vi siano percentuali addirittura inferiori alle
coperture vaccinali italiano ma non vi sono epidemie.
Tale
articolo risulta quindi nettamente in contrasto con tutto quello che
è il contenuto della normativa, incluso anche l'articolo successivo
che parla di integrazione anche dei bambini disabili e dei bambini
che si ritrovano in situazioni di disagio relazionale e socio
culturale.
Un
cenno dovuto, per onore di cronaca:
il presunto caso di difterite era in realtà un nodulo in cui è
stato trovato il batterio della difterite. Vorrei ricordare alle
autorità che chiamare difterite un caso di difterite cutanea, che
non è mai stata debellata come patologia, lasciando intendere che si
tratti di difterite delle vie respiratorie, è punibile come
procurato allarme.
Personalmente
ritengo che a molti sia sfuggito l'articolo 9, dove vengono inclusi
nell'applicazione dell'articolo 6 anche gli spazi gioco.
Che
cosa significa? Che se tu genitore non vuoi sottoporre alle
vaccinazioni antipolio, antitetanica, antidifterica e antiepatite B
tuo figlio, non puoi portarlo al nido, agli spazi gioco, ai baby
parking. Insomma si viene esclusi dalla vita sociale, la stessa che
si inneggia negli altri articoli.
A
questo punto la domanda provocatoria credo sia d'obbligo: come
intendono distinguere i vaccinati dai non vaccinati? Dovremo cucire
delle stelle di David sulle giacché dei nostri bambini? Presentare
una tessera, un simbolo di riconoscimento?
No,
la risposta è molto più semplice. Nell'articolo precedente avevo
parlate della relazione sugli obiettivi del Piano Nazionale di
Prevenzione Vaccinale per il periodo 2016 – 2018, che trovate qui
https://liberidallobbligovaccinale.blogspot.it/2016/11/salvea-tutti.html
Nel
punto 5 degli obiettivi del PNPV si parla proprio di questo,
una sorta di database con tutti i dati di tutte le persone che non
hanno vaccinato o non hanno seguito il calendario. Quindi quel
registro non servirebbe solo per i medici o i genitori, violando
qualsiasi diritto alla tutela della privacy ma anche per quanto
riguarda le strutture destinate ai bambini nella fascia 0 – 3 anni.
In
seguito alla lettura di questo articolo risulta evidente che nemmeno
la cosiddetta “ultima spiaggia” è fattibile, quindi l'opzione
della baby sitter o della tagesmutter, risulterebbe non realizzabile.
A
tal proposito, il deterrente perfetto lo si trova all'interno
dell'articolo 20, comma 2.
La
questione che qualsiasi persona si pone è: io non posso permettermi
di pagare una sanzione amministrativa così alta, quindi non rischio.
E quindi quale potrebbe essere una soluzione?
Fidarsi
è bene, non fidarsi è meglio.
Il
presidente Bonaccini continua a dichiarare che tale norma entrerà in
vigore a maggio/giugno 2017 e che entro un mese ci saranno solo le
definizioni sulla questione delle limitazioni, che ci sarà tempo di
effettuare e recuperare le vaccinazioni senza fretta, e che questa
legge non riguarda questo anno scolastico.
Peccato
che leggendo l'ultima parte della legge pubblicata sul Bollettino
Ufficiale della regione Emilia Romagna si evince che il presidente ha
dichiarato cose non vere: la legge è attiva sin da oggi, spetta a
tutti di farla rispettare e riguarda anche l'attuale anno scolastico
in corso.
Ovviamente
ci si augura che queste dichiarazioni non siano state fatte in
maniera intenzionalmente errate, però un dubbio è lecito avercelo.
Altri
dubbi leciti sono ad esempio il fatto che i bambini sieropositivi o
con epatite b possono frequentare e sono tutelati dalle leggi sulla
privacy e contro la discriminazione.
Un
dubbio lecito è quello che riguarda i familiari, i conviventi e gli
operatori dei servizi educativi i quali non sono obbligati ad
effettuare i richiami come da calendario vaccinale.
Infine
sarebbe lecito sapere se tale legge si applica anche ai turisti che
si recano nella nostra regione, soprattutto per il periodo estivo
sulla costiera romagnola.
Ad
alcune di queste domande, il presidente Bonaccini, insieme
all'Assessore alla Sanità Sergio Venturi, hanno risposto nel video
effettuato in diretta tramite Facebook in data 25 novembre di cui a
breve posteremo una analisi “a mente fredda”.
Sempre
a mente fredda l'unica conclusione valida visti gli accadimenti degli
ultimi giorni, sembra quasi una azione intrapresa per “creare”
posti negli asili nido. Se si limita l'accesso ai nidi e ai servizi
ricreativi, magicamente si possono creare posti nelle graduatorie, di
modo che a coloro che non ne sanno molto, sembra che questa riforma
sia utile mentre è meramente discriminatoria e basta.
Ana
Diana Demian
Presidente
LOV – Liberi dall'Obbligo Vaccinale
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