domenica 27 novembre 2016

Analisi della legge regionale nr. 19 della regione Emilia Romagna

Come cittadino di questa regione e come madre mi preme far capire la gravità della legge numero 19 promulgata, e poi pubblicata il giorno 25 novembre con efficacia a partire da oggi, 26 novembre 2016.

Tale legge intende riformulare il sistema educativo della fascia 0 – 3 anni della regione Emilia Romagna e con questo articolo ho intenzione di andare ad esporre i punti critici e discriminatori di tale legge.
Nell'articolo 1, comma 1 si parla del rispetto della normativa nazionale e internazionale, punto ribadito anche all'interno del comma 3 dello stesso articolo. Si vuole far credere quindi che tale legge sia in linea con quella che è la normativa e le raccomandazioni europee e internazionali.
Sarebbe opportuno però ricordare alla regione che in ambito europeo non esistono raccomandazioni in merito ad una normativa su un obbligo vaccinale o discriminazioni che potrebbero essere messe in atto per indurre ala vaccinazione.
In questa pubblicazione http://www.eurosurveillance.org/images/dynamic/EE/V17N22/art20183.pdf, ritroviamo infatti una raccomandazione generica improntata sul rispetto delle individualità di ciascun paese, poiché la questione “obbligo si, obbligo no” coinvolge allo stesso tempo diverse questioni etiche, storiche, culturali e di usi e costumi, quindi non si può fare un auspicio unidirezionale a livello europeo. Rendere i vaccini obbligatori potrebbe essere un metodo per conformare l'adesione ai programmi vaccinali, tuttavia molti programmi europei sono efficaci anche se con adesione su base volontaria, quindi raccomandati. Tra i paesi con vaccinazioni obbligatorie e quelli senza obbligo, non vi sono sostanziali differenze, poiché come si evince dallo studio, non è certo la parola “obbligatorio” a fare la differenza, bensì un'insieme di fattori, tra i quali troviamo: i vaccini combinati, l'incidenza del costo sul destinatario d'uso, il tipo di offerta, le campagne informative e promozionali, strategie comunicative, la presa di coscienza della cittadinanza sui problemi di salute pubblica e le sue soluzioni.
Come cittadina di questo paese, vorrei fare un cartellone pubblicitario con questa parte della discussione: Un sistema sanitario nazionale dovrebbe promuovere e offrire attivamente quei vaccini di cui ne è stata provata la sicurezza, l'efficacia e con un impatto positivo sulla salute pubblica. In un mondo dove la cittadinanza crede nelle autorità sanitarie, maggiore uniformità può essere stabilita insieme alle raccomandazioni.

Nell'articolo 2 si parla della crescita e della formazione, della garanzia al diritto all'educazione e al rispetto dell'identità individuale, culturale e religiosa. Articolo nettamente in contrasto con ciò che ritroviamo poi in altri punti seguenti a questo.
Secondo tale legge un nido ha finalità di formazione e socializzazione, di sviluppo di un benessere psicofisico, relazionale, affettivo e sociale.
L'articolo 2 dovrebbe rendere chiaro ai nostri rappresentanti che un asilo nido non è un “parcheggio”, termine che personalmente ritengo denigratorio, ma anche un'occasione di sviluppo del bambino. Lo stesso principio di sviluppo dell'individuo vale anche per i servizi educativi integrativi descritti all'interno dell'articolo 3. Si auspica persino integrazione e collaborazione fra i diversi servizi educativi della prima infanzia per garantire qualità e coerenza dei servizi.

Si ritiene quindi che questi spazi siano fondamentali, viene perciò da chiedersi per quale motivo nell'articolo 6 comma 2 ritroviamo quanto segue:

Quindi per accedere ai servizi educativi e ricreativi nella fascia 0 – 3 anni risulta come requisito imprescindibile l'aver effettuato le quattro vaccinazioni obbligatorie: anti difterica (ex lege 891/1939), anti tetanica (ex lege 292/1963), anti poliomielitica (lex 581/1966) e anti epatite b (lex 165/1991). Il motivo addotto sarebbe il rischio di un ritorno di tali malattie che si riteneva fossero state debellate, peccato che in altri paesi dell'Unione Europea vi siano percentuali addirittura inferiori alle coperture vaccinali italiano ma non vi sono epidemie.
Tale articolo risulta quindi nettamente in contrasto con tutto quello che è il contenuto della normativa, incluso anche l'articolo successivo che parla di integrazione anche dei bambini disabili e dei bambini che si ritrovano in situazioni di disagio relazionale e socio culturale.

Un cenno dovuto, per onore di cronaca: il presunto caso di difterite era in realtà un nodulo in cui è stato trovato il batterio della difterite. Vorrei ricordare alle autorità che chiamare difterite un caso di difterite cutanea, che non è mai stata debellata come patologia, lasciando intendere che si tratti di difterite delle vie respiratorie, è punibile come procurato allarme.

Personalmente ritengo che a molti sia sfuggito l'articolo 9, dove vengono inclusi nell'applicazione dell'articolo 6 anche gli spazi gioco.
Che cosa significa? Che se tu genitore non vuoi sottoporre alle vaccinazioni antipolio, antitetanica, antidifterica e antiepatite B tuo figlio, non puoi portarlo al nido, agli spazi gioco, ai baby parking. Insomma si viene esclusi dalla vita sociale, la stessa che si inneggia negli altri articoli.

A questo punto la domanda provocatoria credo sia d'obbligo: come intendono distinguere i vaccinati dai non vaccinati? Dovremo cucire delle stelle di David sulle giacché dei nostri bambini? Presentare una tessera, un simbolo di riconoscimento?


No, la risposta è molto più semplice. Nell'articolo precedente avevo parlate della relazione sugli obiettivi del Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale per il periodo 2016 – 2018, che trovate qui https://liberidallobbligovaccinale.blogspot.it/2016/11/salvea-tutti.html
Nel punto 5 degli obiettivi del PNPV si parla proprio di questo, una sorta di database con tutti i dati di tutte le persone che non hanno vaccinato o non hanno seguito il calendario. Quindi quel registro non servirebbe solo per i medici o i genitori, violando qualsiasi diritto alla tutela della privacy ma anche per quanto riguarda le strutture destinate ai bambini nella fascia 0 – 3 anni.

In seguito alla lettura di questo articolo risulta evidente che nemmeno la cosiddetta “ultima spiaggia” è fattibile, quindi l'opzione della baby sitter o della tagesmutter, risulterebbe non realizzabile.
A tal proposito, il deterrente perfetto lo si trova all'interno dell'articolo 20, comma 2.


La questione che qualsiasi persona si pone è: io non posso permettermi di pagare una sanzione amministrativa così alta, quindi non rischio. E quindi quale potrebbe essere una soluzione?




Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

Il presidente Bonaccini continua a dichiarare che tale norma entrerà in vigore a maggio/giugno 2017 e che entro un mese ci saranno solo le definizioni sulla questione delle limitazioni, che ci sarà tempo di effettuare e recuperare le vaccinazioni senza fretta, e che questa legge non riguarda questo anno scolastico.
Peccato che leggendo l'ultima parte della legge pubblicata sul Bollettino Ufficiale della regione Emilia Romagna si evince che il presidente ha dichiarato cose non vere: la legge è attiva sin da oggi, spetta a tutti di farla rispettare e riguarda anche l'attuale anno scolastico in corso.

Ovviamente ci si augura che queste dichiarazioni non siano state fatte in maniera intenzionalmente errate, però un dubbio è lecito avercelo.

Altri dubbi leciti sono ad esempio il fatto che i bambini sieropositivi o con epatite b possono frequentare e sono tutelati dalle leggi sulla privacy e contro la discriminazione.
Un dubbio lecito è quello che riguarda i familiari, i conviventi e gli operatori dei servizi educativi i quali non sono obbligati ad effettuare i richiami come da calendario vaccinale.
Infine sarebbe lecito sapere se tale legge si applica anche ai turisti che si recano nella nostra regione, soprattutto per il periodo estivo sulla costiera romagnola.

Ad alcune di queste domande, il presidente Bonaccini, insieme all'Assessore alla Sanità Sergio Venturi, hanno risposto nel video effettuato in diretta tramite Facebook in data 25 novembre di cui a breve posteremo una analisi “a mente fredda”.

Sempre a mente fredda l'unica conclusione valida visti gli accadimenti degli ultimi giorni, sembra quasi una azione intrapresa per “creare” posti negli asili nido. Se si limita l'accesso ai nidi e ai servizi ricreativi, magicamente si possono creare posti nelle graduatorie, di modo che a coloro che non ne sanno molto, sembra che questa riforma sia utile mentre è meramente discriminatoria e basta.

Ana Diana Demian

Presidente LOV – Liberi dall'Obbligo Vaccinale

Nessun commento:

Posta un commento